Cenni storico/filosofici sugli Elementi

La parola greca per elementi, stoicheia, si ritrova in Platone nel significato di lettere dell’alfabeto, vale a dire gli elementi primi di ogni parola. Il termine al singolare è stoicheion (στοιχεῖον), nel senso di principio, inizio, componente minimo

Storia del concetto

Nella tradizione ellenica gli elementi sono quattro: il fuoco, la terra, l’aria e l’acqua.
Rappresentano nella filosofia greca, nell’aritmetica, nella geometria, nella medicina, nella psicologia, nell’alchimia, nella chimica, nell’astrologia e nella religione i regni del cosmo, in cui tutte le cose esistono e consistono.

Empedocle

Platone sembra che si riferisca agli elementi con il termine stoicheion, rifacendosi alla loro origine presocratica. Essi infatti si trovano già elencati dal filosofo ionico Anassimene di Mileto (VI secolo a.C.) e poi da Empedocle (ca. 450 a.C.), il primo a proporre quattro elementi e li chiama rizòmata (“radici”, rizoma al plurale) di tutte le cose, immutabili ed eterne.
«Conosci innanzitutto la quadruplice radice
Di tutte le cose: Zeus è il fuoco luminoso,
Era madre della vita, e poi Idoneo,
Nesti infine, alle cui sorgenti i mortali bevono»
Secondo una interpretazione Empedocle indicherebbe Zeus, il dio della luce celeste come il Fuoco, Era, la sposa di Zeus è l’Aria, Edoneo (Ade), il dio degli inferi, la Terra e infine Nesti (Persefone?), l’Acqua.
Secondo altri interpreti i quattro elementi designerebbero divinità diverse: il fuoco (Ade), l’aria (Zeus), la terra (Era) e l’acqua (Nesti-Persefone).
L’unione di tali radici determina la nascita delle cose e la loro separazione, la morte. Si tratta perciò di apparenti nascite e apparenti morti, dal momento che l’Essere (le radici) non si crea e non si distrugge, ma è soltanto in continua trasformazione.
L’aggregazione e la disgregazione delle radici sono determinate dalle due forze cosmiche e divine Amore e Discordia (o Odio), secondo un processo ciclico eterno. In una prima fase, tutti gli elementi e le due forze cosmiche sono riunite in un Tutto omogeneo, nello Sfero, il regno dove predomina l’Amore. Ad un certo punto, sotto l’azione della Discordia, inizia una progressiva separazione delle radici. L’azione della Discordia, non è ancora distruttiva, dal momento che le si oppone la forza dell’Amore, in un equilibrio variabile che determina la nascita e la morte delle cose, e con esse quindi il nostro mondo. Quando poi la Discordia prende il sopravvento sull’Amore, e ne annulla l’influenza, si giunge al Caos, dove regna la Discordia e dove è la dissoluzione di tutta la materia. A tal punto il ciclo continua grazie ad un nuovo intervento dell’Amore che riporta il mondo alla condizione intermedia in cui le due forze cosmiche si trovano in nuovo equilibrio che dà nuovamente vita al mondo. Infine, quando l’Amore si impone ancora totalmente sulla Discordia si ritorna alla condizione iniziale dello Sfero. Da qui il ciclo ricomincia.
Il processo che porta alla formazione del mondo è quindi una progressiva aggregazione delle radici. Tale unione, lungi dall’avere un benché minimo carattere finalistico, è assolutamente casuale. E tale casualità si evidenzia a proposito degli esseri viventi. All’inizio infatti le radici si uniscono a formare arti e membra separati, che solo in seguito si uniranno, sempre casualmente tra di loro. Nascono così mostri di ogni specie (come ad esempio il Minotauro), che, dice Empedocle quasi anticipando Charles Darwin, sono scomparsi solo perché una selezione naturale favorisce alcune forme di vita rispetto ad altre, meglio organizzate e perciò più adatte alla sopravvivenza.
Le quattro radici sono anche alla base della gnoseologia di Empedocle. Egli infatti sostenne che i processi della percezione sensibile (essere modificati dagli oggetti esterni) e della conoscenza razionale fossero possibili solo in quanto esisteva una identità di struttura fisica e metafisica tra il soggetto conoscente, ossia l’uomo, e l’oggetto conosciuto, ossia gli enti della natura. Sia l’uomo che gli enti erano formati da analoghe mescolanze quantitative delle quattro radici ed erano mossi dalle medesime forze attrattive e repulsive. Questa omogeneità rendeva possibile il processo della conoscenza umana, che si basava dunque sul criterio del simile, tesi esattamente opposta a quella di Anassagora: l’uomo conosceva le cose perché esse erano simili a lui. Infatti così affermò Empedocle: «noi conosciamo la terra con la terra, l’acqua con l’acqua, il fuoco con il fuoco, l’amore con l’amore e l’odio con l’odio».
A questi quattro elementi Aristotele ve ne aggiungerà un quinto (la quintessenza medioevale) che egli chiamerà etere e che costituisce la materia delle sfere celesti.

La tetraktys pitagorica

Per Pitagora (575 a.C. circa – 495 a.C. circa) la successione aritmetica dei primi quattro numeri naturali, geometricamente disposti secondo un triangolo equilatero di lato quattro, ossia in modo da formare una piramide, aveva anche un significato simbolico: a ogni livello della tetraktys corrisponde uno dei quattro elementi.

1º livello. Il punto superiore: l’Unità fondamentale, la compiutezza, la totalità, il Fuoco
2º livello. I due punti: la dualità, gli opposti complementari, il femminile e il maschile, l’Aria
3º livello. I tre punti: la misura dello spazio e del tempo, la dinamica della vita, la creazione, l’Acqua
4º livello. I quattro punti: la materialità, gli elementi strutturali, la Terra

La medicina e la psicologia ippocratiche

Ippocrate di Coo (460 a.C. circa – prima del 377 a.C.) ha elaborato la teoria umorale, che rappresenta nell’Occidente il più antico tentativo di fornire un’eziologia per le malattie e una classificazione per i tipi psicologici e somatici.
Secondo Empedocle, ogni radice possiede una coppia di attributi: il fuoco è caldo e secco; l’acqua fredda e umida; la terra fredda e secca; l’aria calda e umida. Ippocrate tentò di applicare tale teoria alla natura umana definendo l’esistenza di quattro umori base, ossia bile nera, bile gialla, flegma e sangue (umore rosso):

  • il fuoco corrisponderebbe alla bile gialla;
  • la terra alla bile nera (o melancolia, in greco Melàine Chole);
  • l’aria al sangue;
  • l’acqua al flegma.

Il buon funzionamento dell’organismo dipenderebbe dall’equilibrio degli elementi, mentre il prevalere dell’uno o dell’altro causerebbe la malattia.
A questi elementi e umori corrispondono quattro temperamenti, pertanto la teoria ippocratica è anche una teoria della personalità. La predisposizione all’eccesso di uno dei quattro umori definirebbe un carattere psicologico e insieme una costituzione fisica:

  • il malinconico, con eccesso di bile nera, è magro, debole, pallido, avaro, triste;
  • il collerico, con eccesso di bile gialla, è magro, asciutto, di bel colore, irascibile, permaloso, furbo, generoso e superbo;
  • il flemmatico, con eccesso di flegma, è grasso, lento, pigro e sciocco;
  • il tipo sanguigno, con eccesso di sangue, è rubicondo, gioviale, allegro, goloso e dedito ad una sessualità giocosa.

La quintessenza

L’etere (in greco antico αἰθήρ, confluito in latino come aether), sinonimo di quintessenza (dal latino medievale quinta essentia, a sua volta variazione del greco pémpton stoichêion, quinto elemento), era un elemento che secondo Aristotele si andava a sommare agli altri quattro già noti: il fuoco, l’acqua, la terra, l’aria. Secondo gli alchimisti, l’etere sarebbe il composto principale della pietra filosofale.
La storia dell’etere inizia con Aristotele, secondo il quale era l’essenza del mondo celeste, diversa dalle quattro essenze (o elementi) di cui si riteneva composto il mondo terrestre: terra, aria, fuoco e acqua. Aristotele credeva che l’etere fosse eterno, immutabile, senza peso e trasparente. Proprio per l’eternità e l’immutabilità dell’etere, il cosmo era un luogo immutabile, in contrapposizione alla Terra, luogo di cambiamento.
Lo stesso concetto venne espresso alcuni secoli più tardi da Luca Pacioli, neoplatonico del XVI secolo, che coinvolge anche le strutture matematiche e geometriche: secondo il Pacioli, infatti, il cielo, il quinto elemento, aveva la forma di un dodecaedro, struttura perfetta secondo lo studioso.
« Successivamente gli alchimisti medievali indicarono con l’etere o quintessenza la forza vitale dei corpi, una sorta di elisir di lunga vita: Quella cosa che muta i metalli in oro possiede altre virtù straordinarie: come, ad esempio, conservare la salute umana integra sino alla morte e di non lasciar passare la morte (se non dopo due o trecento anni). Anzi, chi la sapesse usare potrebbe rendersi immortale. Questo lapis non è certamente nient’altro che seme di vita, gheriglio e quintessenza dell’intero universo, da cui gli animali, le piante, i metalli e gli stessi elementi traggono sostanza. »
(Jan Amos Komensky, da Labirinto del mondo e paradiso del cuore del 1631)
Tra i secoli XIV e XVIII i chimici supposero che la quintessenza non fosse altro se non un elisir ottenuto dalla quinta distillazione degli elementi; da questa ultima accezione la quintessenza ha anche assunto un significato più ampio di caratteristica fondamentale di una sostanza o, più in generale, di una branca del sapere.

La chimica

Secondo Odifreddi,
«quattro elementi concreti: cioè terra, acqua, aria e fuoco, […] oggi noi associamo rispettivamente agli stati solido, liquido e gassoso della materia, e all’energia che permette di trasmutare uno nell’altro (ad esempio, il ghiaccio in acqua, e l’acqua in vapore). »

Pensiero religioso

Ebraismo

Nella tradizione ebraica è ampia la sapienza sui quattro elementi di cui se ne riportano tanto la simbologia tanto le corrispondenze nella Creazione. Ricordando anche il testo di El’azar da Worms Il segreto dell’Opera della Creazione, oltre allo Zohar, il testo più importante che ne tratta l’argomentazione secondo l’interpretazione mistica ebraica è il Sefer Yetzirah, la cui sapienza risale ad Avraham: questo testo argomenta il confronto tra le Sefirot, i quattro elementi, le lettere ebraiche, i pianeti, i segni zodiacali, i mesi e le parti del corpo umano.
Se ne discute anche in altri testi di Qabbalah ed è oggetto di studio tra i principali del percorso esoterico ebraico definito Ma’asseh Bereshit, lo Studio dell’Opera della Creazione.
Si ritiene che il mondo sia stato creato con la Torah le cui parole sono formate da lettere ebraiche che, permutate, sono il riferimento della Sapienza divina da cui sorse la parola di Dio al fine di creare ogni cosa esistente. Derivando dal significato delle lettere la loro corrispondenza con le creature e le create è così possibile avvicinarsi alla sapienza della Qabbalah che permette di cogliere il significato segreto proprio di esse.
Lo Zohar afferma che i quattro elementi fuoco, acqua, aria e terra corrispondono ai quattro metalli: oro, rame, argento e ferro; un’ulteriore corrispondenza è quella del Nord, del Sud, dell’Est e dell’Ovest. Dopo averne descritto i rapporti, lo Zohar continua l’esposizione ammettendo che, come si contano così 12 elementi, si possono contare 12 pietre preziose corrispondenti alle dodici tribù d’Israele, cosa confermata poi dalle fattezze degli Urim e Tummim.
Importante anche il confronto con i quattro venti.
I quattro elementi, uniti nel corpo vivente, con la morte si separano.
Con lo studio della Torah l’uomo si eleva al di sopra dei quattro elementi dominandoli anche nel proprio corpo e talvolta, in questo, si collega alle quattro figure metaforiche della Merkavah.

Cristianesimo

Secondo il primo libro dei Re, Elia sul monte Oreb.
« […] entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco il Signore gli disse: «Che fai qui, Elia?». […] Gli fu detto: «Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore». Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. »

Per l’esegesi biblica di Carlo Maria Martini,
« Al versetto 11 e 12 abbiamo i quattro segni: vento, terremoto, fuoco, mormorio di un vento leggero. Non si dice che il Signore fosse in quest’ultimo ma si nega che fosse nei primi tre. È un passo ricchissimo di simboli che rimandano a tante altre pagine bibliche, un passo oscuro perché non riusciamo bene a capirlo: Jahvé era o non era nel mormorio di un vento leggero? E perché altrove, nella Scrittura, Dio è nel fuoco mentre qui non lo è?»

Sempre per Martini,
« Anche nel Nuovo Testamento troviamo i primi tre segni del racconto di Elia: “rombo, come di vento che si abbatte gagliardo”, “lingue come di fuoco”, “quando ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò, e tutti furono pieni di Spirito santo”. Il vento, il fuoco, il terremoto sono simboli ben noti in tutta la Scrittura; hanno significato la presenza del Signore sul Sinai, nel cammino del deserto, e sono stati ripresi dai Salmi. Non troviamo però il vento leggero»

Ciò significa che, tanto per l’ebraismo quanto per il cristianesimo, è dubbio che le manifestazioni relative almeno ai primi tre dei quattro elementi costituiscano una teofania, sia per Mosè ed Elia sul Sinai/Oreb sia per la Pentecoste.

Pensiero orientale

Nel pensiero orientale gli elementi originari sono cinque che vengono di solito rappresentati come ai vertici di un pentagramma. Essi sono:

  • Γαια, gaia, terra
  • ύδωρ, hydor, acqua
  • άήρ, aer, aria
  • έιλή, heile, calore (fuoco)
  • ίδέα, idea od ίερόν, hieron “cosa divina”

Il sistema giapponese e hindu usa tutti i cinque elementi, tranne il quinto, che diventa vuoto e etere.

Pensiero hinduista

Il pancha mahabhuta, o “cinque grandi elementi”, nell’Hinduismo sono:

  • khsiti o bhumi (terra)
  • ap o jala (acqua)
  • agni o tejas (fuoco)
  • marut o pavan (aria o vento)
  • byom o akasha (etere).

Gli hindu credono che dio usò l’aakasha per creare i restanti quattro elementi, e che la conoscenza dell’uomo sia nell’archivio akashiko.

Pensiero del buddhismo antico

Nella letteratura Pali, i mahabhuta (“grandi elementi”) o catudhatu (“quattro elementi”) sono terra, acqua, fuoco e aria. Nel primo buddhismo, erano alla base per la comprensione della sofferenza, e per la liberazione dell’uomo dalla sofferenza.

Gli insegnamenti del Buddha riguardanti i quattro elementi li raggruppano come base delle reali sensazioni, più che un pensieri filosofici. Gli elementi erano quindi intensi come “caratteristiche” o “proprietà” di varie sensazioni:

  • la coesione era una proprietà dell’acqua.
  • la solidità e l’inerzia erano proprietà della terra.
  • l’espansione e la vibrazione erano proprietà dell’aria.
  • il calore era una proprietà del fuoco.

I suoi insegnamenti dicono che ogni cosa è composta da otto tipi di ‘kalapas’, il cui gruppo principale è composto dai quattro elementi, mentre il gruppo secondario è composto da colore, odore, gusto e alimento, derivati dai primi quattro elementi.
Gli insegnamenti del Buddha precedono quelli dei quattro elementi nella filosofia greca. Questo può essere spiegato perché furono inviati 60 arhat nel mondo conosciuto al tempo per diffondere i suoi insegnamenti.

Pensiero giapponese

Il pensiero tradizione giapponese usa cinque elementi chiamati 五大 (go dai, letteralmente “cinque grandi”). Gli elementi sono:

  • terra, che rappresenta le cose solide
  • acqua, che rappresenta le cose liquide
  • fuoco, che rappresenta le cose distrutte
  • aria, che rappresenta le cose mobili
  • vuoto, che rappresenta le cose che non sono nella vita quotidiana.

Pensiero cinese

Alcuni ritengono che anche la Filosofia Tradizionale Cinese contenga degli elementi come quelli della filosofia Greca Classica. In realtà il termine Wuxing viene reso erroneamente come Cinque Elementi nella lingua italiana come bene ci spiega Anne Cheng:
« La traduzione convenzionalmente adottata di wuxing con “Cinque Elementi” presenta innanzitutto l’inconveniente di non rendere conto dell’aspetto dinamico della parola xing 行 (“camminare”, “andare”, “agire”). Inoltre non vi è qui nulla in comune con i quattro elementi o radici costitutivi dell’universo – fuoco, acqua, terra, aria – individuati da Empedocle nel V secolo a.C., ma sembrano essere originariamente concepiti in una prospettiva essenzialmente funzionale, più come processi che come sostanze.»
(Anne Cheng, Storia del pensiero cinese)

L’origine di queste cinque forze attive o facoltà dinamiche si perde nella preistoria cinese ed è difficilmente ricostruibile. La prima descrizione delle caratteristiche dei Wuxing la troviamo nello Shujing (Classico della Storia):
«L’acqua consiste nel bagnare e nello scorrere in basso; il fuoco consiste nel bruciare e nell’andare in alto; il legno consiste nell’essere curvo o diritto; il metallo consiste nel piegarsi e nel modificarsi; la terra consiste nel provvedere alla semina e al raccolto. Ciò che bagna e scorre in basso produce il salato, ciò che brucia e va in alto produce l’amaro; ciò che è curvo o diritto produce l’acido; ciò che si piega e si modifica produce l’acre; ciò che provvede alla semina e al raccolto produce il dolce.» (Shu-ching, Il grande progetto)

Questi Cinque Agenti sono in relazione tra di loro e danno vita a molte altre serie di cinque combinazioni complementari ai Wuxing stessi:i punti cardinali ed il centro, le note musicali, i colori, i cereali, le sensazioni, ecc. Sempre nello Shijing, nella sezione detta “Grande Norma” si fanno seguire ai Wuxing Cinque Funzioni:
«Poi è quella delle Cinque Funzioni. La prima è il comportamento personale; la seconda è la parola; la terza la visione; la quarta l’udito; la quinta il pensiero. Il comportamento personale deve essere decoroso, la parola ordinata; la visione chiara; l’udito distinto; il pensiero profondo. il decoro dà solennità, e l’ordine dà regolarità, la chiarezza dà intelligenza, la distinzione dà deliberazione; la profondità dà saggezza.» (Shu-ching, La grande norma)

I cinque pianeti maggiori del nostro sistema sono associati e prendono il modo degli elementi: Venere è oro, Giove è legno, Mercurio è acqua, Marte è fuoco e Saturno è terra. In aggiunta, la luna rappresenta lo Yin e il sole lo Yang.
Lo Yin, Yang e i cinque elementi sono temi ricorrenti dello I Ching, il più antico testo classico cinese, che descrive la cosmologia e filosofia cinese.
Rappresentazione dei due cicli
La dottrina delle cinque fasi descrive due cicli di equilibro, uno generativo e creativo (生, shēng), e l’altro dominante e distruttivo (克, kè).

Generativo

  • il legno alimenta il fuoco
  • il fuoco crea la terra (cenere)
  • la terra genera il metallo
  • il metallo raccoglie l’acqua
  • l’acqua nutre il legno

Distruttivo

  • il legno divide la terra
  • la terra assorbe l’acqua
  • l’acqua spegne il fuoco
  • il fuoco scioglie il metallo
  • il metallo abbatte il legno

Il testo è stato estratto da WIKIPEDIA Enciclopedia Libera, che ringraziamo.